Cosa sono gli alimenti pressati a freddo?
Gli alimenti pressati a freddo sono fra le ultime tendenze.
In questi ultimi anni, alcune aziende hanno cominciato a produrre un alimento diverso dai classici croccantini. È il cosiddetto alimento "pressato a freddo".
La sua particolarità risiede nel processo produttivo, che lo differenzia dai croccantini sia nell'aspetto che nella composizione e nelle caratteristiche nutrizionali.
Vediamo insieme la differenza.
Quali differenze ci sono rispetto ai croccantini tradizionali?
Chiamati anche "estrusi", i croccantini tradizionali subiscono il processo di estrusione.
Ciò prevede che le materie prime vengano prima portate ad alta temperatura e pressione, poi schiacciate per poter espandere gli amidi.
È con la successiva "spezzatura" che si realizzano i comuni croccantini.
Gli alimenti pressati a freddo, invece, sono conosciuti come "pellet" e, da ormai molti anni, vengono utilizzati nell'alimentazione di suini, bovini e pesci.
Nel caso di questi prodotti, al posto dell'estrusione avviene la "pellettatura" e le materie prime sono pressate.
L'impasto viene trafilato, dopodiché si formano dei piccoli mattoncini chiamati, appunto, "pellet".
Il processo produttivo dei pressati a freddo.
Molti si avvicinano a questo alimento senza averlo ben compreso.
Le materie prime, inizialmente, vengono trattate e sfarinate per comporre un impasto destinato alla macchina pellettatrice.
Cosa s'intende con "trattate"?
La legge impone che, nella produzione di un alimento per animali da compagnia (destinato quindi a un periodo di conservazione potenzialmente lungo), la massa debba essere portata ad almeno 90°C al cuore anziché i 120°C o 140°C tipici dell'estrusione. Questo per garantire la sanificazione prima di diventare vero e proprio impasto.
Nel caso dei pellet, prima di dare inizio al processo produttivo, si possono portare a 90°C tutte le singole materie prime, escludendo quindi la cottura del prodotto finale. Queste vengono cotte e pressate a freddo, cioè a temperatura ambiente.
Per tenere assieme farina di carne e altri ingredienti, si ricorre agli addensanti. I più comuni sono le pectine vegetali, normalmente presenti in frutti come le mele.
Gli alimenti pressati a freddo sono più digeribili?
In verità, no. Esistono alimenti pressati a freddo più digeribili e altri che lo sono meno.
Gran parte delle aziende "pubblicizzano" questi prodotti e la loro digeribilità attraverso un esempio ormai noto: l'esperimento del bicchiere.
In Internet si trovano moltissimi video che confrontano i normali croccantini e i pellet pressati a freddo.
Le crocchette estruse, contenute in un bicchiere, vengono immerse in acqua. Nel bicchiere a fianco, invece, ci sono i pellet pressati a freddo, anch'essi successivamente immersi in acqua.
Ciò che emerge sembra in netto favore del pellet pressato a freddo. Vediamo, infatti, che i croccantini sono più gonfi, ma intatti (non sciolti). Sostanzialmente, hanno assorbito acqua.
Gli alimenti pressati a freddo, invece, si sono sciolti formando una poltiglia adagiata sul fondo.
L'esperimento lancia un messaggio (non corretto) del tipo: gli alimenti pressati a freddo sono più digeribili di quelli estrusi!
In realtà, questo fenomeno ha una sua spiegazione.
L'esperimento del bicchiere: la chimica spiega tutto!
La differenza di comportamento fra i due prodotti risiede nel fatto che i croccantini sono tenuti assieme da catene di amidi, mentre i pellet da polisaccaridi di origine vegetale come le pectine.
In sé, l'amido è un polimero formato da unità di glucosio non lineari. La sua struttura è quindi ramificata. Ciò fa sì che formi degli agglomerati globulari insolubili in acqua. Anche a temperature maggiori, l'amido resta pressoché intonso.
Le pectine, al contrario, hanno una struttura lineare che le rende molto più solubili in acqua. Avendo un'alta capacità d'idratazione, non partecipano alla formazione di composti insolubili.
La spiegazione dell'esperimento del bicchiere, dunque, risiede tutta nella chimica.
Un vantaggio del pellet pressato a freddo di alta qualità è l'assenza di amidi e la minor quantità di additivi. Questo grazie a una temperatura di produzione che li preserva nella materia prima iniziale (ad eccezione delle vitamine termolabili come la A e la D).
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Noi ti consigliamo di non scegliere per conto tuo, ma di affidarti a un professionista del settore o a un veterinario. Sarà una di queste due figure a suggerirti di optare per una crocchetta tradizionale o per un pressato a freddo.
Sono ancora poche le aziende capaci di realizzare un prodotto fedele alle caratteristiche di produzione.
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